Ideazione e regia di Giandomenico Sale
con
Gisela Fantacuzzi
Giandomenico Sale
testi
Giuseppe Cestari, Vincenzo Cuoco,
Emanuele De Deo, Giuseppe Logoteta,
Mario Pagano, Atto Vannucci
coreografie: Gisela Fantacuzzi
direzione tecnica: Marco Franzini
durata 60 minuti
Il lavoro artistico di Giandomenico Sale è una continua ricerca attraverso la mescolanza e l’incontro di movimento, parola e musica. In 1799 si ricerca il parallelismo tra gli ideali di due secoli fa e quelli contemporanei, ideali che spingevano i giacobini ad arrivare a morire per essi e in quali ideali oggi noi portiamo avanti contro tutto e tutti. Quali ideali cerchiamo di far comprendere a chi è cieco e sordo di fronte a ciò che va oltre il proprio interesse. Pensieri alti troppo lontani dalla comprensione del popolo meridionale di fine 700 e molto spesso ancora incomprensibili alla maggioranza della popolazione contemporanea.
Nel corso della performance Gisela Fantacuzzi, coreografa e interprete, ricerca nel movimento del corpo lo scontro tra le due fazioni, giacobini e sanfedisti, e quindi tra gli ideali progressisti/liberali e quelli conservatori. Crea un movimento attraverso quello che è il proprio scontro interiore tra la propria ideologia e quella dominante nel mondo contemporaneo. Spinta e stimolata dalle parole che Giandomenico Sale, regista e interprete, porta in scena dando voce ai pensieri di Cestari, Cuoco, Logoteta, Pagano, Vannucci, De Deo, fautori e studiosi di questa repubblica idealista.
Tra i pochi elementi scenici chicchi di grano seminati attraverso una danza che viaggia tra la speranza e la frustrazione, rappresentazione dei pensieri e degli ideali della Repubblica. Semi lanciati su un terreno arido che non porta frutto così come quelle idee non riuscirono a germogliare nel cuore del popolo del Regno di Napoli.
1799 è un lavoro in continua evoluzione, frutto della ricerca interiore degli interpreti e che, grazie all’attualità dei pensieri scritti nella costituzione napoletana, ha il compito di portare avanti il lavoro di conoscenza e di sensibilizzazione del popolo verso questi alti ideali di libertà e di uguaglianza tra diversi ceti, diversi popoli, ideali ancora così lontani da raggiungere. Quei semi continuano ad essere lanciati nel terreno, quei pensieri continuano ad avere una voce. La rivoluzione non è ancora conclusa, bisogna liberare ancora troppe menti dall’ottusità e dall’ignoranza che rende il popolo di oggi vittima della demagogia e della paura del diverso e del disperato, ma come disse Vincenzo Cuoco: “Tutto si può fare, la difficoltà è solo nel modo. Noi possiamo giungere col tempo a quelle idee … Tutto il segreto consiste in sapere donde si debba incominciare.”
E sempre attuale è il monito riservato a quanti urlano e spaventano il popolo con il proprio pensiero e mettono il bavaglio a quanti cercano di aprire la mente e le coscienze: “Se voi perseguitate le opinioni, allora le opinioni diventano sentimenti; il sentimento produce l’entusiasmo, l’entusiasmo si comunica: vi inimicate chi soffre la persecuzione, vi inimicate chi la teme, vi inimicate anche l’uomo indifferente che la condanna: e finalmente l’opinione perseguitata diventa generale e trionfa.” .