Scritto e diretto da Azzurra De Gregorio
Costumi: Marina Miozza
Sound Design: Massimo Scamarcio
Scene: Michelangelo Tomaro
Con: Giulio Maroncelli, Rossella Massari, Arianna Ricciardi, Ilaria Barone, Luciana di Nardo
Produzione: Frentania Teatri
Assistente alla regia: Giandomenico Sale
Assistenza musicale: Gianni Tamburelli
Trama
L’opera, divisa in tre momenti principali (la nascita, il distacco, l’unione con un altro essere), è infatti incentrata sull’importanza che la figura materna ricopre all’interno dell’educazione sentimentale di un individuo e mette in evidenza il modo in cui questa è in grado di influenzare sia la scelta della persona amata che il suo rapporto con essa.
Quella che emergerà da questa opera sarà dunque la rappresentazione di una madre capace di assorbire su se stessa più ruoli contemporaneamente: santa, puttana, figlia, sposa, sorella, amante… In un ciclo continuo e complesso in cui alchimie, pulsioni, miti e desideri si mescolano fin quasi a confondersi tra loro, lasciando emergere dei ritratti di individui frammentati e decentrati, alle prese con rotture e legami indissolubili.
I due attori in scena, piuttosto che interpretare dei ‘personaggi’, mettono in luce la complessità e l’interscambiabilità dei ruoli (il figlio, la madre, l’amante, lo sposo…) che ci vengono tradizionalmente imposti al fine di cristallizzare e formalizzare la natura mutevole e spontanea di qualsiasi interazione tra individui. Essi ci parlano, come direbbe Elemire Zolla, dell’ ”umana nostalgia dell’interezza”, quella nostalgia che conduce alla brama e all’inseguimento di qualcosa da cui siamo stati irrimediabilmente divisi. Essi, in fondo, non sono che ‘macchine desideranti’, che sperimentano sulla loro pelle produzione continua di desiderio inconscio.